Lo sviluppo degli stabilimenti balneari è un tema che ricorre frequentemente nell’archivio documentale: ogni volta che uno stabilimento intendeva modificare la propria struttura, doveva chiedere l'autorizzazione alla Capitaneria di porto, mentre l'Azienda Autonoma era tenuta ad esprimere il proprio parere in merito.
Fu poi l’Azienda stessa ad occuparsi nel 1948 della costruzione di bagni popolari per risolvere “l’annosa questione dei gruppi di famiglie bisognose, ed in condizioni di non poter sopportare la forte spesa dei noleggi di cabine degli stabilimenti balneari privati [...]” [APMS, Ex Apt, b. 45, f. "Progetto di bagno pubblico popolare": relazione dell'Azienda autonoma circa la necessità di dotare Marina di Massa di bagni pubblici popolari, 15/05/1948].
La gestione dei bagni pubblici e la condotta dei bagnanti furono frequente oggetto di discussione nelle sedute del Consiglio di amministrazione dell'ente. Le questione dibattute testimoniano anche l'evoluzione della mentalità e del costume. Nei verbali delle deliberazioni del 1946 si legge, per es, che era fatto “divieto a tutti i bagnanti di spogliarsi sulla spiaggia … e di attraversare il viale lungo mare in costume da bagno sia all'entrata che all'uscita della spiaggia" [APMS, Ex Apt, Verbali delle deliberazioni 1946-1948].
Nel verbale dell'adunanza del 22/12/1947 leggiamo: “Il comitato a voti unanimi stabilisce quale premessa che in tutti i pareri devesi rilevare la proibizione di aprire nei locali del bagno esercizi per la vendita di vini, cibarie, gelati etc. e ciò per il rispetto di norme igieniche ed estetiche, mentre potranno essere consentite altre attività commerciali, come l'abbigliamento, l'arte fotografica pittorica e di oggetti diversi. [APMS, Ex Apt, Verbali delle deliberazioni 1946-1948].
Nella veduta del lungomare qui esposta è visibile il Bagno Doride, dall’aspetto circolare. Si tratta di uno dei primi stabilimenti balneari della costa; costruito su palafitte all’inizio del ‘900 assumerà, scrive Stefano Giampaoli in Vita di sabbie e d’acque (Massa, 1984) “negli anni della guerra d’Etiopia, l’aspetto di un tucul”.